Al giro di valzer di direttori creativi si aggiunge Gabriela Hearst, designer di Chloé che lascia la casa di moda francese dopo circa due anni e mezzo al timone creativo. La notizia è trapelata da fonti vicine a Wwd, secondo cui la stilista uruguaiana presenterà la sua ultima collezione per la stagione primavera/estate 2024 in occasione della Paris fashion week, in autunno. In seguito al divorzio, definito consensuale, dalla maison, Hearst si concentrerà sul marchio che porta il suo nome, coltivandone il momento di crescita, e su nuovi progetti.
I rumor sulla sua dipartita da Chloé circolavano già da mesi, prefigurando anche il ritorno della stilista britannica Clare Waight Keller alla guida creativa del brand. Hearst si lascerebbe così alle spalle due anni e mezzo (dopo essere subentrata a Natacha Ramsay–Levi nel 2020) di spinta sul fronte green oltre che dei ricavi all’interno della fashion house, fiore all’occhiello nel segmento moda del gruppo Richemont e passata nel 2019 a un modello di business ‘purpose driven’ in seguito all’ingresso nel management dell’amministratore delegato Riccardo Bellini.
A fare da testamento dell’esperienza creativa di Gabriela Hearst in casa Chloé sarà una collaborazione d’eccezione, al femminile e nel segno della sostenibilità: la maison è infatti il primo partner di Atelier Jolie, il nuovo progetto fashion fondato dall’attrice Angelina Jolie. Dall’anima corale e green, Atelier Jolie nasce pensato come un collettivo, che verterà sulla collaborazione tra competenze, personalità e creatività diverse puntando sulle sinergie e sulla valorizzazione della femminilità nel rispetto dell’ambiente.
Su queste premesse, appare quanto mai adatta la scelta di Hearst e di Chloé come primo ‘guest brand’ del progetto, nel tentativo di mettere in atto un “esercizio di femminilità moderna” con una capsule collection di prêt-à-porter che celebri “le autentiche connessioni tra donne”.
Entrambe hanno annunciato ufficialmente la collaborazione sui propri profili social, delineandone intenti e approccio. “Dal momento in cui ho saputo della visione di Angelina per il suo Atelier Jolie ci ho creduto – ha scritto Hearst su un post Instagram dedicato proprio alla partnership -. È un modo per elevare gli altri attraverso la bellezza della creazione di capi e un profondo rispetto per l’ambiente. È un onore per me che Chloé sia la prima a collaborare con Atelier Jolie, poiché entrambi hanno grandi ideali per il miglioramento della nostra specie. Questo è il motivo per cui amo così profondamente sia Angelina che Chloé”.
Una dichiarazione di affiliazione nei confronti del nuovo progetto alle porte e, più in generale, della casa di moda di cui ha contribuito ad accelerare la transizione green e l’immagine a essa associata, senza però apporre l’impronta rivoluzionaria che molti addetti ai lavori si aspettavano. Durante la sua permanenza nella maison, ricorda la testata Usa, Hearst ha introdotto una serie di tessuti riciclati nella sue collezioni prêt-à-porter, fino a una ventata di novità nell’universo delle calzature come, per esempio, la sneaker ‘Nama’ a basso impatto ambientale.
Nell’ottobre 2021, Chloé è anche diventata la prima maison di lusso europea a ricevere lo status di B Corp, traguardo significativo nel suo percorso di evoluzione per diventare un’azienda ‘purpose driven’, associabile ai valori della sostenibilità e responsabilità sociale e ambientale.
Evidentemente l’impegno profuso da Hearst per trasformare Chloé, attraverso le scelte stilistiche, in una casa di moda del futuro non è comunque stato sufficiente, e la designer si inserisce così nella tendenza ormai frequente nella fashion industry che vede i mandati dei direttori creativi sempre più effimeri e spesso destinati a non identificarsi con le sorti a lungo termine delle maison, basti pensare a Rhuigi Villaseñor, che il mese scorso ha lasciato Bally, all’addio di Charles de Vilmorin a Rochas o ancora all’uscita dalla scene di Ann Demeulemeester di Ludovic de Saint Sernin.