La ‘golden age’ romana di cui tanto si parla, ovvero la crescita della ricettività di lusso nei prossimi anni, con l’arrivo anche di rinomati brand internazionali, potrebbe essere un’arma a doppio taglio per l’hospitality a 5 stelle della Capitale. Lo si evince dallo studio condotto dalla società di ricerche Thrends, secondo il quale l’aumento senza precedenti dell’offerta potrebbe determinare un calo dei tassi di occupazione fino a un livello del 59-60% tra il 2024 e il 2026.
Lo studio evidenzia che le nuove camere (escludendo i rebranding di camere che nel 2022 erano già operative) attese a Roma nel segmento lusso sono circa 2.000 fra il 2023 ed il 2026. Questa è una stima derivante dalla visibilità dei progetti già noti, mentre più camere potrebbero nel mentre aggiungersi nel segmento 5 stelle. Il totale camere si porta quindi nel 2026 dalle attuali 4.490 a 6.500.
Secondo i dati Ebtl e Istat, il tasso di occupazione del segmento lusso si è attestato nei corso degli ultimi cinque anni pre-Covid intorno al 74%, volume generato da oltre due milioni di presenze su un’offerta intorno a 4.600 camere.
La significativa crescita delle camere disponibili nel 2023 e negli anni a seguire potrebbe portare ad un nuovo livello di competizione in destinazione, mai registrato prima. “L’offerta camere – continua il report – crescerà infatti nei prossimi anni ad un tasso molto superiore alla potenziale crescita di domanda. Nel 2022 la domanda per il segmento 5 stelle di Roma non può ancora dirsi in salute. Il 2022 si chiude con un -29% sui volumi storici pre-Covid. Le presenze nel lusso si attestano a fine 2022 su 1,73 milioni contro 2,42 milioni del 2019. Molto positivo al momento l’outlook sul 2023, ma anche nel caso di una assunzione generosa, del +25% nel 2023 e +5,5% annuo negli anni successivi, nel 2025 e nel 2026 il tasso di occupazione potrebbe registrare una flessione, senza superare il 60 per cento”.
Lo studio conclude osservando che “risultati superiori saranno possibili se i brand in apertura dimostreranno una propria capacità di generare mercati “ulteriori” ed aggiuntivi, capacità che però sarà messa a dura prova dalla particolare compresenza di brand internazionali che, in linea di massima, battono quasi tutti sugli stessi mercati. Potremmo quindi trovarci alle porte di un nuovo scenario nell’offerta lusso della Capitale: un lusso preparato a tassi di occupazione più bassi, ma forse a tariffe più alte”.