Richemont balza di quasi dieci punti percentuali in Borsa, sulla scia di vendite annuali che raggiungono un livello record (“all time high” è l’espressione usata dal colosso dell’hard luxury) e superano le aspettative del mercato. Nel full year concluso il 31 marzo scorso, il gruppo di Ginevra, controllante, tra gli altri, di Cartier, Van Cleef & Arpels e Vacheron Constantin oltre che di fashion brand come Alaïa, Chloé e Dunhill, ha registrato vendite per 19,95 miliardi di euro, in progressione del 19% e superiori ai 19,6 miliardi attesi dal consensus di analisti del listino di Zurigo. Nel periodo, l’utile operativo segna un +34% per oltre 5 miliardi di euro, con margini operativi in aumento dal 22,4% al 25,2 per cento. Il profitto netto annuo è sceso dell’86% a 301 milioni di euro, a causa delle transazioni con la piattaforma Farfetch per le sue attività di vendita online, ha affermato Richemont, specificando tuttavia che l’utile ha evidenziato un +60% a 3,9 miliardi per le attività mantenute in portafoglio (profit for the year from continuing operations).
Tornando al giro d’affari, nell’anno finanziario 2022-23, Richemont parla di “aumento delle vendite in tutte le regioni, canali distributivi e aree di business”. L’ultimo trimestre, in particolare, ha beneficiato della ripresa dell’Asia-Pacific con la Cina che oggi “performa molto meglio”, ha precisato il chairman Johann Rupert. Quanto alle divisioni di Richemont, le maison di gioielleria hanno visto le vendite balzare del 21%, mentre gli specialist watchmakers e le “altre attività” (prevalentemente fashion brand) evidenziano, rispettivamente, un + 13% e un +19 per cento.
“Le vendite di Richemont hanno superato le più alte stime di mercato”, ha affermato Jean Philippe Bertschy, analista di Vontobel, osservando un’ulteriore “polarizzazione” tra le performance delle maison del gruppo con l’aumento dei prezzi. “La polarizzazione tra marchi forti, noti per i loto pezzi iconici, e quelli meno conosciuti è continuata senza sosta e negli ultimi mesi, accelerando a causa dell’elevata inflazione”, ha concluso Bertschy.