Il cambiamento climatico, che si è reso particolarmente evidente in Italia, Regno Unito, Germania, Francia e Stati Uniti, dove alluvioni e terremoti hanno portato danni ingenti anche in termini di vite umane, impone una accelerazione nella ricerca di soluzioni architettoniche che siano sempre più resilienti. E’ il trend che interessa più da vicino il nostro Paese, tra quelli che emergono dal report di PlanRadar, dal titolo ‘The Architecture of the Future‘, dedicato alle tendenze a livello globale. Un sondaggio condotto interpellando 12 nazioni, che mette in luce gli obiettivi dell’architettura nei prossimi decenni, con un focus rispetto alle esigenze proprie di alcuni contesti. Se dunque il climate change riguarda tutti, per alcune realtà il tema è più sfidante. Altra tendenza che riguarderà da vicino proprio l’Italia sarà la ‘depavimentazione‘, cioè la rimozione dell’asfalto, che gli esperti considerano seriamente la come una delle principali guide del design urbano di domani.
La Spagna, invece, è il paese con la maggior propensione ad abbracciare l’innovazione nello sviluppo urbano, mentre l’Ungheria è il più scettico. Se due terzi dei Paesi considerano la canapa un materiale da costruzione con un grande potenziale, la Francia è l’unica nazione che privilegia il lino. In generale, sostenibilità, riduzione delle emissioni, vivibilità e progettazione incentrata sull’uomo, edifici come parte integrante dell’ambiente, riutilizzo e riqualificazione degli edifici, attenzione allo sviluppo urbano locale sono i trend principali maggiormente condivisi a livello globale.
Curiosamente, l’Italia non è tra i paesi che indicano la ristrutturazione degli edifici come propritaria e questo, sottolinea il report, “nonostante l’immenso patrimonio storico-culturale e l’età media elevata del patrimonio immobiliare nazionale: secondo recenti rilevazioni dell’Agenzia delle Entrate in collaborazione con il Mef, in Italia sono presenti 57 milioni di unità immobiliari e il 70% delle case italiane ha più di 50 anni. Inoltre, sono 73.000 gli immobili che richiedono opere di manutenzione urgenti, ad esempio nelle aree colpite dai terremoti o dalle conseguenze del climate change”.