Nuova organizzazione per il marchio di fast fashion Pimkie. Dopo la partenza, a luglio, di Sandrine Lilienfeld – che è stata CEO di Pimkie per soli cinque mesi -, Salih Halassi, presidente di Pimkinvest, la struttura creata nel febbraio 2023 da Kindy, Lee Cooper France e Ibisler Tekstil per acquisire il brand, ha assunto il ruolo di CEO. A lui si affiancherà Elodie Chelle come vicedirettore generale.
Specialista in rilanci aziendali, Halassi ha lasciato nel dicembre 2022 la guida del brand di calzetteria Kindy per concentrarsi sull’acquisizione di Pimkie, ceduta dalla famiglia Mulliez. Elodie Chelle arriva invece dal retailer Don’t Call Me Jennyfer, dove, dal 2018, era direttrice responsabile degli acquisti, della catena di fornitura e dell’offerta.
L’ambizione della nuova gestione, riporta la stampa francese, è quella di “rendere Pimkie il marchio accessibile preferito dalle giovani donne, promotore di un consumo più sostenibile e basato su un modello di business in evoluzione e resistente alle crisi”. Il rilancio si realizzerà lavorando sul pricing, su una nuova strategia di storytelling digitale, ma anche riavvicinando la produzione, con l’obiettivo di importare il 40% dei prodotti da “Paesi vicini” entro il 2025. L’azienda prevede inoltre di offrire entro tre anni “prodotti green al 100%” nella sua linea basic e mira ad estendere, entro due anni, il second hand a tutta la sua rete di vendita. All’ordine del giorno c’è anche un piano di tagli e revisione dei conti: Pimkie procederà all’eliminazione di 64 negozi e 257 posizioni nel periodo 2023-27. Stando a quanto confermato dalla società, con una rete di 426 negozi (di cui 302 in Francia), il brand ha generato un fatturato di 319 milioni di euro nel 2022.
Fondata nel 1971, Pimkie negli ultimi anni ha patito la concorrenza di colossi come Shein, il boom del resale e la crisi pandemica. L’onda lunga innescata dalla pandemia ha del resto avuto effetti tangibili nel panorama retail francese in generale, con player come Naf Naf, Kookaï e Burton of London finiti in amministrazione controllata, mentre Camaïeu è stato liquidato nel settembre 2022, con il licenziamento di 2.100 dipendenti.