Il 2021 è l’anno dei record per la nautica italiana, il cui fatturato globale, considerando cioè la cantieristica e il refitting, ma anche i motori e gli accessori, passa da 4,66 miliardi del 2020 a 6,11 miliardi, pari a un incremento del 31,1%. Un numero che non solo compensa il lieve calo registrato nel 2020, ma porta il giro d’affari del settore a livelli pressoché analoghi a quelli del biennio record del 2007-2008. Il dato puntuale e definitivo è stato reso noto oggi in occasione dell’inaugurazione della 62esima edizione del Salone Nautico di Genova. Importante il ruolo dell’internazionalizzazione: la quota destinata all’export è pari al 76,1% della produzione nazionale, pari a 4 miliardi di euro, +33,6% rispetto al 2020. Il mercato interno pesa invece il 23,9%, quota pari a 1,3 miliardi, in forte incremento rispetto all’anno precedente: +35,3%. In aumento anche il numero degli addetti: sono saliti a 26.350 (dai 24.074 del 2020) rafforzando ulteriormente il trend occupazionale positivo (+9,5% rispetto al precedente anno).
Ma il dato ancora più importante riguarda i primi sei mesi del 2022. Stefano Pagani Isnardi, responsabile del centro Studi di Confindustria Nautica, evidenzia come l’export sia cresciuto del 72%, in sostanza “più del doppio” rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. “Dal 2014 – ricorda – abbiamo potuto assistere a una crescita continua a doppia cifra, poi a uno ‘stop and go’ nell’anno del Covid, il 2020. Già nel 2021 il dato torna ad essere lineare con tutta la crescita precedente. Parliamo di un dato consolidato, non di un incremento episodico o di un rimbalzo”. Insomma, “numeri incredibili” nel semestre con “i saloni autunnali che spingeranno ulteriormente la crescita”.
Certo, non manca di sottolineare Pagani Isnardi, “le situazioni congiunturali potranno influenzare”, ma c’è fiducia. E’ sufficiente guardare al “contributo della nautica al Pil nazionale: ora siamo – fa notare – al 2,89 per mille, un risultato raggiunto dopo crescita continua”. Il peso era dell’1,97 per mille nel 2010 e, dopo un calo nel 2012, l’evoluzione positiva non ha più subito soluzioni di continuità.