Avvio d’anno in corsa per Prada Group, che totalizza nel primo trimestre ricavi da 1,065 miliardi di euro. Una crescita del 22% messa a segno “nonostante il contesto macroeconomico incerto”, e la spinta del mercato asiatico e che allinea Prada agli altri colossi del lusso come Lvmh ed Hermès che hanno comunicato trimestrali in progresso a doppia cifra.
Nei tre mesi Prada ha generato vendite retail in aumento del 23% a 953 milioni di euro, risultato trainato dalla crescita like-for-like a prezzo pieno, superiore anche rispetto al +14% del quarto trimestre dello scorso anno, con contribuzione positiva sia dal prezzo medio sia dai volumi full price, spiega la società.
Nello specifico, il marchio omonimo è cresciuto del 21% nel quarter e Miu Miu ha conosciuto una “notevole accelerazione” del 42 per cento. Guardando le categorie merceologiche, rimane in testa l’abbigliamento con una crescita del 38%, seguito dalle calzature (+20%) e dalla pelletteria (+14 per cento).
“Abbiamo chiuso il primo trimestre in solida crescita – ha commentato Patrizio Bertelli, presidente e amministratore esecutivo del gruppo – in tutte le categorie di prodotto e aree geografiche, e abbiamo continuato a consolidare la desiderabilità dei nostri marchi”. Aggiungendo: “il contesto macroeconomico rimane complesso e in continua evoluzione, ma le nostre priorità strategiche sono chiare e possiamo contare su un’organizzazione rafforzata e sulla reattività che caratterizza il Gruppo Prada. Guardiamo al futuro con fiducia, determinati a proseguire il nostro percorso di crescita stabile e sostenibile”.
Riguardo all’andamento delle aree geografiche, si rivela degno di nota il risveglio dell’Asia-Pacifico (+22% a 360 milioni di euro), soprattutto in Cina all’indomani della revoca delle restrizioni anti-Covid. In accelerazione soprattutto la fine del trimestre, specifica il gruppo, con risultati “molto positivi” anche per il sud-est asiatico. Netto rimbalzo anche per il Giappone, che mette a segno nel primo quarter un 55% su base annua (+44% a cambi correnti) a 113 milioni di euro, grazie “ai recenti investimenti retail e alla solida domanda dei clienti locali”.
“Crescita sostenuta” anche per il Vecchio Continente (+28%), trainata dal retail e consumi locali e “solida”, seppur rallentata rispetto al precedente quarter, ricorda Prada Group, in Medio Oriente (+15 per cento). Ancora riguardo all’Europa, Guerra ha affermato che c’è stato un leggero rimbalzo nelle vendite legate ai viaggiatori cinesi, ma si aspetta un rimbalzo più forte nella seconda metà dell’anno.
Appare invece più debole la performance delle Americhe, in rialzo di un 5% “su una base di confronto sfidante”. La trimestrale di Prada, dunque, sembra confermare la parabola d’inizio anno già tracciata dai grandi nomi del lusso, da Lvmh a Kering, eccezion fatta per Hermès, che vedono il rallentamento degli States fare da contraltare al rimbalzo della Cina.
A tal proposito, commenta anche Andrea Guerra, nuovo amministratore delegato del gruppo: “Nel corso del primo trimestre la Cina è tornata a essere uno dei motori della crescita, generando una netta ripresa delle vendite nell’area Asia Pacifico”. Prosegue poi: “Per l’anno in corso il focus rimane sul canale retail e sull’aumento della produttività dei negozi. Inoltre, continueremo a investire nei nostri marchi, nella nostra rete di vendita e nelle nostre strutture, per supportare la crescita futura. Il contesto globale è in costante mutamento e richiede attenzione, ma vediamo benefici nell’accelerare questi investimenti, se le condizioni continueranno a permetterlo”.
Anticipando, durante la conference call con gli analisti, che anche i numeri del mese di aprile si sono rivelati positivi.
Contestualmente alla pubblicazione dei risultati, il consiglio di amministrazione della società ha anche nominato Paolo Zannoni vice presidente vicario e istituito la figura del lead independent director, affidando il ruolo a Yoël Zaoui, come da indicazione degli amministratori non esecutivi indipendenti.
Intanto, resta nell’aria il progetto della doppia quotazione, che vedrebbe il gruppo italiano approdare sulla Borsa di Milano oltre alla già presidiata pizza di Hong Kong. Come si legge su Reuters, il CFO Andrea Bonini ha dichiarato che il gruppo non è al momento in grado di fornire aggiornamenti riguardo alle tempistiche.