Restyling delle etichette, focus sui vini delle Tenute, una nuova identità comunicativa con canali social e sito rinnovati, il tutto esemplificato da un nuovo spot. Non è una rivoluzione, ma quella che Ruffino vuole intraprendere è certamente una sterzata importante su molti fronti rispetto al recente passato. La storica realtà toscana con sede a Pontassieve, che fa parte del gruppo americano Constellation Brands, ha scelto la tenuta di Poggio Casciano (a pochi chilometri da Firenze), wine boutique del gruppo dove vengono prodotti vini come il Modus Primo e l’Alauda, per illustrare il nuovo corso.
“La chiave di comunicazione di cui ci siamo innamorati è quella del design italiano”, ha dichiarato Sandro Sartor, presidente e AD di Ruffino. “È una cosa preziosa, artigianale, qualitativa, dove il prezzo è sempre meritato. Pensando al nostro vino e dovendo spiegare l’eleganza, l’equilibrio e la bellezza dei nostri prodotti, la metafora del design è perfetta, esprime questo territorio e il saper fare che contraddistingue questa azienda”.
L’alfiere di questo riposizionamento è il Chianti Riserva Ducale Oro, vino portabandiera nato nel 1927 in onore del Duca d’Aosta e diventato poi “Oro” nel 1947 grazie a una speciale selezione di uve che provengono dal Castello di Montemasso e dalla Tenuta Santedame di Castellina in Chianti. “An instant connection” è il pay off scelto per la nuova campagna di comunicazione che vede anche la presenza di uno spot che, per atmosfera e concezione, cerca di posizionare l’azienda nella sfera del lusso e dell’esclusività.
Un concetto, quest’ultimo, che Ruffino vuole portare avanti anche sul fronte dell’ospitalità. “A Poggio Casciano sono cambiate e stanno cambiando molte cose”, ha evidenziato ancora Sartor. “L’ospitalità è quella che io chiamo la nostra pubblicità tridimensionale: anche in questo caso ci doveva essere un nuovo linguaggio e un nuovo vestito”.
Ruffino è una realtà molto articolata, composta da otto tenute di proprietà – in Toscana (Poggio Casciano, Gretole, La Solatia, Greppone Mazzi, Santedame e Montemasso) e Veneto (Ca’ del Duca e Ca’ della Duchessa) – che produce complessivamente più di 30 milioni di bottiglie lavorando 600 ettari di vigneti, per metà già convertiti al biologico. Sul fronte delle vendite, l’azienda, che chiuderà l’anno fiscale a febbraio del 2024, accusa una flessione dovuta soprattutto al calo del mercato nord americano. “Circa il 60% del nostro fatturato si sviluppa negli Usa e in Canada e lì le vendite registrano un calo a doppia cifra a causa della generale flessione del mercato”, conclude Sartor. Una situazione particolare, dove a soffrire sono soprattutto i vini rossi. “Paradossalmente, sebbene l’Europa abbia più problemi economici, il rallentamento qui è più contenuto. Stimiamo di chiudere l’anno complessivamente con un calo intorno al 10 per cento (sui 124 milioni di euro dell’esercizio precedente, ndr)”. Sul fronte dell’inflazione, invece, si comincia a respirare. “L’anno scorso siamo stati molto colpiti dall’aumento dei costi dell’energia e del vetro, ma quest’anno la situazione si è molto attenuata ed è sotto controllo”.