Previsioni al ribasso per il 2023 in relazione all’andamento del settore dell’arredamento stando al Rapporto, realizzato da Intesa Sanpaolo insieme a Prometeia, di ‘Analisi dei Settori industriali‘. Il comparto vedrà una contrazione dell’1,8%, che sconta però anche un calo fisiologico dopo l’exploit registrato negli anni pandemici, quando i mobili hanno beneficiato di un’impennata dei consumi determinata da una nuova percezione del vivere l’ambiente domestico. In contrazione moderata gli elettrodomestici (-0,6%), dove alcuni segmenti di spesa continueranno a restare trainanti, in particolare gli apparecchi a basso consumo energetico. Sempre nell’ambito dei beni voluttuari, anche il sistema moda dovrà affrontare nel 2023 un rallentamento. Per il settore l’Analisi vede una contrazione del 2,1%, sebbene in un quadro di maggiore tenuta della domanda internazionale di beni di lusso che comunque riguarda anche il comparto dell’arredo.
In generale, l’industria manifatturiera italiana potrà chiudere il 2022 con un fatturato a prezzi costanti in crescita tendenziale del 2,1%, un tasso rivisto al rialzo rispetto alle stime di maggio e decisamente robusto dopo il rimbalzo prossimo al 16% dello scorso anno. La spinta inflativa, accentuata dalla traslazione lungo le filiere dei rincari energetici, sosterrà un ulteriore consistente aumento del fatturato a prezzi correnti: +25,2% tendenziale. I buoni risultati del 2022 nascondono tuttavia un forte rallentamento dell’attività negli ultimi mesi dell’anno, destinato a proseguire nella prima parte del 2023, che spingerà il fatturato manifatturiero italiano verso una contrazione prossima all’1% (nella media del 2023) a prezzi costanti e un ridimensionamento della crescita a prezzi correnti (+4,2%). Tra i pochi settori che manterranno un’intonazione positiva nel 2023, la farmaceutica, elettronica ed elettrotecnica.
Le attese relativamente al 2024 sono di un moderato rimbalzo dell’attività manifatturiera, nell’ordine dell’1,9% e un parziale recupero della redditività. La ripresa potrà essere più intensa per i settori ancora indietro nel percorso di recupero post-Covid (autoveicoli, moto e moda) e per quelli più legati alla doppia transizione green e digitale, come l’elettrotecnica e la meccanica.